CHIOSSI Giovanni
Tenente Generale
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Promotore e Primo Presidente della Sezione (gennaio – ottobre 1923)
Giovanni Battista Chiossi (Domodossola, 1863 – Domodossola, marzo 1926) è stato un generale italiano, già distintosi particolarmente come ufficiale d’artiglieria durante il corso della prima guerra mondiale, dove fu decorato con la Croce di Cavaliere e poi di quella di Ufficiale dell’Ordine Militare di Savoia, e di una Medaglia d’argento al valor militare.
Nacque a Domodossola nel 1866, figlio di Giuseppe e di Natalia Silvetti. Compì gli studi classici al Liceo Mellerio Rosmini, e poi iniziò a frequentare la Regia Accademia di Fanteria e Cavalleria di Modena, da cui usci con il grado di sottotenente assegnato all’arma di fanteria.[2] Seguì il corso di perfezionamento presso la Scuola di applicazione d’arma di Parma, insegnò storia dell’arte militare a Modena e fu studioso di Raimondo Montecuccoli.[1] Condusse a termine due missioni diplomatiche con il Sultano di Alia in Somalia e con Enver Bey al campo dei turchi per l’esecuzione degli articoli del Trattato di Losanna (1912).[1] Prese parte alle prima operazioni militari di consolidamento della conquista della Libia, distinguendosi come tenente colonnello del 4º Reggimento alpini, nei combattimenti di Ettangi e Tecniz, venendo decorato con una medaglia d’argento e una di bronzo al valor militare. Tra il 1915 e il 1916 fu servizio in Libia, nel Regio corpo truppe coloniali della Cirenaica, operando nella zona di Cirene. Promosso brigadiere generale, il 9 giugno 1916 sostituì il generale Carlo Bloise al comando della Brigata Sicilia.[3] Il 29 luglio la brigata è posta alla dipendenze della 35ª Divisione, e trasferitati via ferrovia a Taranto l’8 agosto imbarca i suoi primi reparti per trasferirsi a Salonicco, in Grecia, dove il 18 dello stesso mese riunisce tutti i suoi reparti nella zona di Dzuma e a partire ed entra in linea nella zona Sarigol-Argelise-Sarikoj.[3] Rimane al comando della brigata sino al 23 giugno 1917, distinguendosi tra il 5 e il 20 maggio 1917 durante la conquista di quota 1050 che gli valse la concessione della Croce di Cavaliere dell’Ordine militare di Savoia.[3] Sostituito dal maggior generale Gennaro Venezia ritornò in Italia. Promosso maggior generale assunse il comando della 22ª Divisione, inquadrata nel XXVII Corpo d’armata allora al comando di Pietro Badoglio. Alla testa della divisione prese parte alla battaglia di Caporetto, alla battaglia del solstizio e alla battaglia di Vittorio Veneto, dove aveva come suo capo di stato maggiore il colonnello Giuseppe Tellera. Congedatosi nel corso del 1920, decorato con la Croce di Ufficiale dell’Ordine militare di Savoia,[4] fu sindaco di Domodossola fino alla sua morte, avvenuta nel marzo 1926.[1]
Onorificenze
Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia
Ufficiale dell’Ordine Militare di Savoia
Medaglia d’argento al valor militare
Medaglia d’argento al valor militare
Medaglia di bronzo al valor militare
Ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia
Ufficiale dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
Medaglia commemorativa delle campagne di Libia
Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915 – 18 (4 anni di campagna)
Medaglia commemorativa dell’Unità d’Italia
Medaglia commemorativa italiana della vittoria
Croce d’oro per anzianità di servizio militare